Fragonard è uno dei maggiori pittori del Settecento, e senza alcun dubbio uno dei massimi pittori francesi. Anzitutto per i temi, che fanno di lui il pittore del suo tempo, di quel Settecento sensuale, garbato, del secolo di Luigi XV, dei fermiers généraux, degli esattori e dei borghesi epicurei e ardenti che dovevano rovesciare la monarchia. Il suo maestro Boucher si compiaceva di allegorie e di raffigui di azioni bucoliche; i successori di Watteau s’attardavano nel genere delle feste galanti; Fragonard rinunciò, con grande scandalo dei critici d’arte contemporanei, ai temi antichi o mitologici per dedicarsi a ciò che da Courbet in poi chiamiamo “arte viva”. […]
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LA LETTERA D’ AMORE Olio su Tela – 1770
“Fine ” è un termine relativo nei dipinti di Fragonard. Qui, su un tono marrone, egli sembra disegnare con la punta del pennello pennellate energiche di vario spessore che catturano la luce del sole che atterra al centro della tela, lungo il berretto della donna, il viso impolverato, i fiori, il vestito e il cane. Questo dipinto non deve essere letto come un ritratto, ma come una “scena di genere” che riprende un tema chiave del Settecento, la lettera d’amore, in cui l’apprezzamento dell’opera è tanto su come Fragonard dipinge quanto su ciò che raffigura.
LE DUE SORELLE Olio su Tela – 1769
Una stampa di Gérard Vidal (1742-1801) documenta che questo dipinto era originariamente circa il doppio delle sue dimensioni attuali (71.8 x 55.9 cm)
Il corpo della bambola Polchinelle giaceva floscia tra le gambe del cavallo giocattolo, che sedeva su ruote spinte dalla ragazza più grande. Il dipinto di Fragonard potrebbe essere stato un ritratto, ma è altrettanto probabile che fosse una rappresentazione più generale dell’infanzia, non diversamente dai soggetti introdotti in Francia da Chardin.
IL BACIO RUBATO Olio su Tela – 1760
Un bagliore incandescente magistralmente eseguito, mette in risalto le mani agitate ed un bacio vinto in un gioco di carte.
Mentre Fragonard è meglio conosciuto per le superfici verniciate energiche e ampiamente spazzolate, qui l’alto grado di finitura emula la pittura olandese del diciassettesimo secolo .
I temi abbastanza liberi, che ha trattato al tempo del suo matrimonio in età già matura, non hanno ne l’ipocrisia ne la falsa ingenuità di quelli di Greuze, ma ci rammentano che il pittore è contemporaneo di Beaumarchais (nato come lui nel 1732), di Dorat e di Restif de la Bretonne (nati nel 1734), di Casanova (nato nel 1725); che Boufflers, Laclos e Sade sono nati pochi anni dopo di lui. D’altronde, se moltiplica, con piacere evidente, i dipinti e i disegni galanti, lo fa in pane per rispondere al gusto del pubblico, che, alla vigilia del 1789, lo apprezza sempre più. Beninteso, non vogliamo fare di Fragonard sul viale del tramonto ne un moralizzatore ne un ragionatore, ma dobbiamo constatare che ha sempre raffigurato con gusto e amore momenti della vita familiare, madri felici, bambini belli, con uno spirito realista per nulla stucchevole. È egualmente, non lo si dirà mai abbastanza, uno dei nostri grandi paesaggisti : ha rivelato alla Francia gli effetti di nuvole e di temporali di un Castiglione o di un Hobbema; ha mostrato soprattutto come nessun altro il fascino delle ville romane, i loro grandi pini, i loro pioppi, e anche quello degli ampi paesaggi dell’lledeFrance, con mandrie e lavandaie. Infine, negli ultimi anni della vita dell’artista, le sue allegorie fanno di lui un antesignano dei romantici alla maniera di Sénancour o piuttosto di Andrea Chénier. […]
Per i suoi temi, dunque, Fragonard si pone al primo posto fra gli artisti del tempo. Ma lo stile lo colloca ancora più in alto. Il suo senso dell’abbozzo, opposto a ciò che si considerava allora il finito, non è solo suo : Halle, Lagrenée, e altri ancora lo posseggono anch’essi; soprattutto Restout che fu. più di Boucher, il pittore che lo colpì in gioventù. Ma questa facilità, che deve forse in parte agli antenati italiani, la impiega come nessun altro. I suoi contemporanei, i suoi amici mostrano, in effetti, una certa grazia quando abbozzano un dipinto, ma raggelano le loro composizioni nel rifinirle, mentr’egli conserva quel fuoco che sarà molto apprezzato (a partire dal 1763) anche nel dipinto definitivo, che sa fermare in tempo quando lo considera terminato.
Questo è il suo apporto essenziale, e non dobbiamo meravigliarci se grazie a questa sua qualità ha esercitato un grande ascendente. Non cerchiamo l’ascendente di Fragonard su degli epigoni, sul suo allievo Delaunay junior, o su altri. Riconosciamo il debito verso di lui dell’arte moderna tutt’intera, e rammentiamo che Daumier, il grande indipendente, fu talmente colpito alla vista dei Fragonard della mostra Lacaze da ritrovarne l’ispirazione nettissima nelle sue opere ultime.
G. Wildenstein